Le strategie europee per risollevare il Pil

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La crisi, prima di tutto finanziaria, ha costretto i principali Paesi europei a rivedere le proprie strategie economiche per risollevare il Pil.

Tra questi c’è anche il Regno Unito. I meccanismi sono cambiati. Come? Londra è tornata a puntare sul manifatturiero, oltre che sui servizi. Una inversione di tendenza i cui risultati cominciano a intravedersi: successivamente ad anni di crisi, la produzione industriale sta aumentando su base annua dell’1,2%. E’ ancora sotto i livelli del 2008, ma si è ripresa meglio degli altri comparti, sulla spinta del mix di tagli alla spesa e incentivi alla produzione, affiancato dall’intervento monetario della Banca d’Inghilterra, ideato come ricetta anti-crisi del governo conservator-liberale di Londra.

Sostengono gli esperti:

I segnali di miglioramento dell’economia britannica sono prima di tutto percepiti dall’andamento del Pil, previsto in crescita dell’1,5%. Anche i consumi sono in risalita, per ora tiepida (+0,3%) ma, secondo le stime Ocse, più robusta a fine anno. E la disoccupazione è calata al 7,7%. Gli analisti osservano che la forte immissione di liquidità verso l’economia reale decisa dalla Banca d’Inghilterra ha decisamente fatto la sua parte, ma non da meno sono stati i tagli alle spese e le misure a sostegno della crescita. Sul fronte dei risparmi, Londra ha varato una spending review selettiva, riducendo in particolare le spese per giustizia e autonomie locali, congelando di fatto le retribuzioni pubbliche, imponendo un tetto al welfare e lasciando inalterate istruzione, sanità e difesa. Il governo di Cameron ha poi ridotto nel 2010 dal 28 al 23% la corporate tax, nel 2015 destinata a calare al 20%. A giugno è stato lanciato un piano di investimenti per stimolare la crescita, che punta in particolare su innovazione, ricerca e sviluppo. Soprattutto sono stati sostenuti negli ultimi anni apprendistato e istruzione tecnica di livello medio-alto.

 

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