Arriveranno domenica 26 ottobre alle 128 banche europee in attesa i risultati degli stress test. Numerosi istituti tuttavia sono già con la testa oltre, ovvero pronti a quella che sarà la fase successiva del piano per le banche a rischio.Nello specifico, seguiranno due settimane per presentare i piani di emergenza. Due settimane che serviranno alle banche ‘bocciate’ agli stress test per spiegare come ricostruire il capitale che manca loro. Sono giorni molto importanti, dunque, per una serie di istituti di tutta Europa. Giorni cruciali in cui si lavora nel retrobottega per intervenire in maniera correttiva alla ricostruzione.
Gli stress test presentano uno scenario alquanto critico, dal momento che impongono l’obbligo di mantenere nel range di determinate condizioni macro-economiche un Cet1 ratio pari almeno al 5,5%. Spetta alle banche l’arduo compito di colmare eventuali falle nel sistema in relazione al capitale. Per farlo, per coprire cioè gli shortfall, avranno a disposizione nove mesi di tempo a partire dalla presentazione dei piani.
Sono invece sei i mesi di tempo concessi a quegli istituti che evidenzieranno lacune nel caso di scenario normale degli stress test: in questo caso, il Cet1 ratio previsto è pari all’8%.
Al fine di coprire le mancanze, emerse dall’esame di qualità degli attivi o dagli stress test, gli istituti potranno erogare Cet1 mentre nel caso di bocciatura agli stress test potranno emettere anche contingent capital.
In alcuni casi, le dismissioni di attivo e le mancate distribuzioni degli utili sono ammese.
C’è da capire come funzionerà la fase di monitoraggio dei piani di emergenza. La commissione di vigilanza europea, a partire dal 4 novembre, passerà in rassegna ogni banca centrale fino ad arrivare alla Bce. Ogni piano implementato verrà valutato dai gruppi congiunti Jst.