Il Centro studi di Confindustria mette in evidenza la poca crescita. La ripresa dell’economia italiana fa fatica a prendere forza e questo “mette a rischio le previsioni di un incremento del pil superiore allo 0,5% nel 2014” anche a causa della crisi in Ucraina. Dall’esterno, c’è “la grande nebbia dell’incertezza sulla solidità dello scenario globale” e “sul fronte interno operano gli handicap competitivi, strutturali e le lunghe code della crisi”. A questo gli economisti del Centro studi uniscono l’incertezza che “trova sempre nuove fonti che la alimentano, come le tensioni attorno all’Ucraina”. La precedente stima del pil del Csc accreditava un aumento del pil allo 0,7% per il 2014.
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Alle tensioni in Crimea viene riservato un passaggio importante. Le tensioni politiche condizionare la fiducia dei consumatori e delle imprese e gli scambi commerciali con contraccolpi più rilevanti per il settore del made in Italy. Nell’analisi mensile diffusa dal Csc viene indicato che la Russia è divenuta un partner commerciale e strategico con 111 miliardi di importazioni dalla Ue nel 2013, di cui 11 dall’Italia. Un terzo dell’import russo dal’Italia arriva da beni di consumo come calzature, mobili e abiti da donna: tutti i settori del made in Italy più esposti a possibili intensificazioni delle sanzioni che l’unione europea potrebbe prendere verso la Russia.
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Anche Morgan Stanley aveva rivisto il suo parere sull’Italia alla luce della “Renzinomics”: “Non è il piano che avremmo voluto vedere, ma è un piano e potrebbe fare crescere l’economia più velocemente per un pò”, hanno scritto gli analisti Usa a proposito delle misure annunciate dal premier.