Da inizio 2015 al 4 settembre scorso l’indice S&P500 di Wall Street aveva fatto registrare una perdita del 6,9%.
Sempre al 4 settembre l’ultima stima sui risultati trimestrali del secondo trimestre del 2015 delle aziende americane evidenziava, in base ai dati elaborati da Thomson Reuters, un aumento degli utili pari all’1,5%.
Malgrado non si tratti certo di una percentuale sfavillante, è comunque importante notare come sia nettamente migliore al -3% stimato dagli analisti lo scorso 1 luglio.
Alla luce di questi risultati già acquisiti, le previsioni per l’intero 2015 da parte degli esperti di Thomson Reuters indicano un aumento dei profitti aziendali USA dello 0,9% mentre quelli per il prossimo anno si attesterebbero ad un più rassicurante +11,1%. Queste previsioni proiettano il rapporto prezzo / utili (p/e) forward (cioè quello che include gli utili attesi dal 1 luglio 2015 al 30 giugno 2016) dell’S&P 500 a 15,6, un valore inferiore alla media decennale (16,0).
La tesi secondo la quale Wall Street a questi prezzi non è più particolarmente cara, soprattutto in alcuni settori, trova concordi alcuni gestori azionari specializzati sul mercato azionario americano che pur comprendendo le ragioni che hanno spinto gli investitori alla massiccia vendita dei titoli nelle scorse settimane, pensa che la reazione sia stata eccessiva soprattutto nella fase finale del mese di agosto e che tali prezzi siano attrattivi su un orizzonte temporale di medio periodo. Il loro parere? Si può riassumere in poche righe:
La volatilità è salita in maniera significativa riflettendo la forte incertezza e i timori degli investitori. Al contempo la ridotta dispersione ci ha consentito di prendere profitto su alcune posizioni precedentemente poste in essere. Al momento non è possibile escludere ulteriori debolezze e siamo consapevoli dei rischi esistenti, ma non possiamo ignorare questa che consideriamo un’opportunità significativa.