La ricerca premia le aziende, anche dal punto di vista del Fisco. E per i ricercatori si aprono nuove opportunità di guadagno in virtù della nuova versione del credito d’imposta in ricerca e sviluppo, statuito dalla Legge di stabilità, che ora è a burocrazia zero.
Il bonus, infatti, viene concesso in maniera automatica, a fronte delle spese effettuate, senza più la necessità di una richiesta specifica. Le novità sono riguardanti tutte le imprese che effettuano investimenti in attività di ricerca e sviluppo, indipendentemente dalla forma giuridica, dal settore economico in cui operano e dal regime contabile adottato.
Il nuovo bonus ricerca può essere utilizzato per ogni tipo di ricerca, non solo in ambito scientifico e tecnologico, tuttavia anche, ad esempio, in ambito storico o sociologico. Per aver diritto all’incentivo fiscale l’azienda deve rivolgersi a ricercatori in possesso di un titolo di dottorato, oppure iscritti ad un ciclo di dottorato presso un’università italiana o estera, con una laurea magistrale (5 anni di corso). Non è comunque necessario che il titolo sia stato conseguito in una materia attinente all’attività di ricerca da svolgere, né l’iscrizione ad un albo professionale, l’importante è la tipologia di attività che deve essere finalizzata a individuare modifiche di processo o di prodotto che possano portare cambiamenti o miglioramenti significativi delle linee e/o delle tecniche di produzione o dei prodotti stessi, quali, ad esempio, la sperimentazione di una nuova linea produttiva, la modifica delle caratteristiche tecniche e funzionali. Non permettono invece di ricevere il bonus le semplici modifiche non significative, quali modifiche stagionali, modifiche di design di un prodotto, miglioramenti dovuti semplicemente all’utilizzo di sistemi di produzione molto simili a quelli usati in precedenza.
L’agevolazione fiscale è prevista per le nuove assunzioni, e i contratti di collaborazione che garantiscano che l’attività di ricerca sia svolta “alle dipendenze dell’impresa”. Ma non solo. L’agevolazione fiscale, infatti, concerne anche l’attività di ricerca svolta da chi è già in azienda. In questo caso, come chiarito dall’Agenzia delle entrate con la circolare 5/2016, tenuto conto che l’agevolazione rappresenta un incentivo all’attività di ricerca, diventa agevolabile non solo l’incremento delle spese derivante dall’assunzione di nuovo personale con profilo altamente qualificato, ma anche quello attribuibile ad un maggiore impiego, in termini di ore lavorate, nelle attività di ricerca eleggibili del personale qualificato già in organico presso l’impresa beneficiaria.
Il bonus in ricerca corrisponde ad un credito d’imposta pari al 50% o al 25% dell’investimento effettuato. Il credito è concesso fino all’importo massimo di 5 milioni di euro a favore di ciascun beneficiario, a condizione che l’azienda effettui una spesa complessiva per attività di ricerca e sviluppo almeno pari a 30.000 euro. L’aliquota da applicare per il calcolo del bonus, varia a seconda della tipologia di spesa sostenuta: l’importo più elevato, pari alla metà dell’investimento, è riconosciuto proprio in caso di assunzione di ricercatori o di lavoro straordinario effettuati da chi è già in azienda. E pari invece al solo 25% del costo il bonus riconosciuto per le spese di acquisizione o utilizzazione di strumenti e attrezzature di laboratorio e per l’acquisto di brevetti.