Supermercati, sciopero sabato 28 maggio

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Due anni e mezzo senza rinnovo contrattuale e aumenti dello stipendio rappresentano per i lavoratori dei supermercati un’ottima ragione per indire lo sciopero e incrociare le braccia questo sabato 28 maggio, successivamente alla rottura delle trattative che erano state avviate con Federdistribuzione.

Hanno dato notizia dell’agitazione, che concerne i 300.000 addetti della grande distribuzione organizzata (Gdo), i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs:

La protesta #fuoritutti ancora più forte. Si svolgerà con presidi e mobilitazioni regionali e locali. Al tavolo di trattativa l’associazione datoriale ha avanzato “condizioni inaccettabili” in ordine alla destrutturazione del sistema di inquadramento professionale, alla deroga sull’applicazione della contrattazione nazionale anche in assenza di accordo decentrato e al trattamento economico, con la proposta di una massa salariale “di gran lunga inferiore a quella percepita dai lavoratori dipendenti delle imprese della distribuzione commerciale aderenti alla confcommercio”.

I rappresentanti dei lavoratori hanno poi dichiarato:

Il tono della mobilitazione si è ulteriormente inasprito in seguito all’erogazione dell’aumento economico deciso unilateralmente dall’associazione datoriale della Gdo, per i sindacati argomento necessariamente da ricondurre nell’ambito del tavolo di confronto per la definizione del nuovo contratto nazionale di lavoro.

L’agitazione del fine settimana, unitaria, si colloca sulla falsa riga dei precedenti presidi di novembre e dicembre. Riguarda pezzi da novanta della distribuzione come Auchan, Carrefour, Esselunga, Ikea, Coin, Ovs, Pam e Panorama, Zara, solo per menzionarne alcuni. Rassegna Sindacale ricorda la posizione della Filcams, che imputa all’organizzazione datoriale di “riversare sulle lavoratrici e i lavoratori il peso del calo dei consumi”. In particolare, si critica la scelta di Federdistribuzione di procedere in via unilaterale all’assegnazione di anticipi sui futuri aumenti non in linea con quanto pattuito con le aziende aderenti a Confcommercio.

 

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