Nessun cambiamento eclatante per le banche della vicina Svizzera, che continueranno ad essere il porto sicuro anche per i capitali italiani sconosciuti al Fisco. Almeno per il momento. Non è stato firmato, infatti, alcun accordo per la comunicazione dei dati dei clienti alle autorità estere e dunque il segreto bancario continuerà ad essere osservato con diligenza da parte di tutti gli istituti elvetici.
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Almeno fino a quando, a quanto sembra, non verrà approvata tramite referendum la proposta di legge che vuole l’obbligo della comunicazione dei dati bancari alle autorità degli altri Paesi. Ma l’ipotesi sembra ancora molto remota. In primo luogo perché non è detto che la proposta incontri il favore del Parlamento e in secondo luogo perché il passaggio di una proposta a legge in Svizzera richiede un iter di almeno due anni.
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Dunque tutti i titolari di depositi e tesoretti bancari non denunciati all’ Agenzia delle Entrate italiana potranno per il momento continuare a dormire sonni tranquilli, dal momento che il segreto bancario nella piccola nazione al di là delle Alpi continuerà ad essere osservato.
Per i più apprensivi, tuttavia, che temono un peggioramento della situazione in breve tempo, c’è comunque una soluzione. Quella di autodenunciarsi al Fisco italiano nella speranza di risolvere una volta per tutte la questione dell’evasione con una sanzione pecuniaria in linea con le dinamiche della conciliazione.
A livello politico, anzi, si è già parlato di un possibile accordo fiscale tra Roma e Berna. Ma per il momento si tratta solo di intenti e di ipotesi. In Svizzera, quindi, resta attivo solo l’Antiriciclaggio.