Sono trascorsi venti giorni da quando il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge che abroga trentacinque province su 86. Da quel giorno è di fatto partito il count down di due mesi, previsti per la conversione in legge del decreto.
Tuttavia, ci sono alcuni ostacoli lungo il percorso. Occorre infatti tenere in considerazione la lunga pausa delle feste di fine anno, e dunque la conversione dovrà essere effettuata prima del periodo natalizio.
Se così non dovesse essere si rischia la scadenza del decreto e, all’atto pratico, non verrà tagliata neanche una provincia.
Le operazioni stentano a decollare e tutto procede a rilento. Attualmente non si è verificato alcun primo passo e tutto rimane in alto mare. Nello specifico il decreto è congelato in commissione Affari costituzionali, al Senato. Nella giornata di ieri è stato procrastinato per l’ennesima volta. Si tratta di una decisione presa successivamente alla dura battaglia consumatasi durante l’incontro tra il Ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, e i capigruppo dei partiti.
C’è da sottilineare che, ad esempio, la Lega è da sempre contraria ai tagli e in particolar modo allo scioglimento delle giunte prima dei termini previsti dalla scadenza naturale del mandato. Sul fronte opposto, il Pd ha richiesto alcune modifiche ma non ha mai mantenuto una posizione forte tra gli oppositori al decreto. Il più agguerriti? I politici del Popolo delle Libertà, i quali nella persona del vice capogruppo Oreste Tofani, hanno presentato una pregiudiziale di costituzionalità.