L’intesa tra Argentina e gli hedge fund Usa, che dal 2001 chiedono il rimborso di quasi 100 miliardi di titoli dopo il fallimento del Paese, si fa più vicina.
Raggiungerla vorrebbe dire concedere a Buenos Aires di tornare sui mercati internazionali dei capitali mettendo a segno una vittoria politica enorme per il governo del neo presidente Mauricio Macri, il quale aveva messo al centro della campagna elettorale dello scorso anno la fine della disputa con quelli che il suo predecessore Cristina Fernandez chiamava “fondi avvoltoi”.
Dopo aver raggiunto un’intesa con gli obbligazionisti italiani che entro l’estate riceveranno 1,35 miliardi di dollari, ieri, l’Argentina ha fatto un’offerta di circa 6,5 miliardi di dollari ai cosiddetti creditori “holdout”, quelli che 15 anni fa non accettarono il concambio: una proposta che implica un taglio del valore nominale dei titoli di circa il 25%. Una proposta che ha incassato l’apertura del mediatore americano Daniel Pollack: “Sono felice di annunciare che progressi enormi sono stati fatti” dopo negoziati “intensi ma civili”. Il 30 luglio 2014 il mancato accordo fece scattare il secondo defualt del Paese in tredici anni.
La proposta Argentina, ha spiegato, è soggetta a due condizioni: l’approvazione da parte del congresso e la rimozione di un ordine imposto nel 2012 dal giudice statunitense Thomas Griesa che impediva a Buenos Aires di onorare i propri impegni con i creditori che sottoscrissero le ristrutturazioni del debito del 2005 e 2010 se prima non risolveva la questione con quelli “holdout”.
Pollack ha tuttavia definito la proposta dell’Argentina come un “passo avanti storico che, se le due condizioni verranno rispettate, permetterà al governo di ritornare sui mercati finanziari globali per raccogliere i tanto necessari capitali”.
Il mediatore ha assicurato che Macri e il suo ministro dell’economia Alfonso Prat-Gay sono sicuri dell’offerta fatta e che “hanno mostrato coraggio e flessibilità” nella gestione di questo “problema di lunga data che non dipendeva da loro”, riferimento implicito alla precedente amministrazione.