La materia della tassazione delle rendite finanziarie è controversa. Ora si deve aspettare che il parlamento dia il via libera o meno della tassa che andrebbe dal 20 al 26% mettendo in linea l’Italia con gli altri Pesi Membri. La tassazione delle rendite finanziarie presentata dall’esecutivo Renzi e’ il secondo intervento su tale materia dopo il riassetto ordinato dal precedente governo Monti che innalzò dal 12,50% al 20% la tassazione sulle rendite finanziarie esclusion fatta per i titoli di Stato che restano al 12,5%.
> Pro e contro della tassazione delle rendite finanziarie
Anche Renzi ha evidenziato che l’aumento della tassa non toccherà i Bot people, che ora si trovano con rendimenti ai minimi storici. Nel 2013 l’imposta sui redditi di natura finanziaria e sulle plusvalenze si è ottenuto un gettito di quasi 11 miliardi di euro in forte crescita rispetto ai 9,2 miliardi dell’anno precedente ed ai 6 miliardi del 2011 (prima del riassetto di Monti).
> Aumento tassazione delle rendite finanziarie, quali e quanto
Renzi ha chiarito che l’aumento al 26% provocherà un gettito maggiorato di circa 2,6 miliardi di euro, valore in linea alle stime da poco formulate dalla Cgil che indicava 2,5 miliardi con un’aliquota al 25%. L’operazione sull’imposta sulle rendite finanziarie era già allo studio del governo Letta che non fu in grado di far passare l’aumento al 22%. In un periodo di poco superiore ai due anni quindi si è messo mano alla tassazione sui redditi da capitale raddoppiandola (escludendo i titoli di Stato fermi al 12,5%). Sebbene un tale giro di vite un’aliquota al 26% e’ in linea con la media europea che si colloca al 25% anche se in diversi paesi l’imposta ha un carattere progressivo. In Europa il paese dove si registra la maggiore imposizione fiscale è la Francia che arriva a sfiorare il 35%.