La settimana inizia con molti dubbi per le Borse del Vecchio Continente, condizionate anche dalla chiusura di Tokyo per festività e dall’attività ridotta di Wall Street per le celebrazioni del Columbus Day.
Gli investitori sono reduci dal G20 di Lima con un bagaglio crescente di incertezze circa le prossime mosse della Federal Reserve e circa l’impatto globale del rallentamento cinese continuano a tenere i mercati in tensione. I dati sul commercio che verranno diffusi domani da Pechino rischiano di rivelarsi una nuova doccia fredda.
D’altra parte, fosse solo per le condizioni dell’economia americana, la stretta monetaria sarebbe già iniziata, ma la precaria salute dei mercati emergenti invita alla prudenza. E la Fed rimane divisa sul quando avviare il rialzo: secondo i future sui Fed Funds – usati dagli investitori per leggere le mosse della banca centrale Usa – difficilmente accadrà qualcosa prima di gennaio. ll vice presidente della Fed, Stanley Fisher, si attende di alzare i tassi di interesse nel 2015, ma “non è un impegno”, mentre il presidente della Bce, Mario Draghi, ha detto: “Siamo soddisfatti del Quantitative easing, ha perfino superato le nostre aspettative iniziali, ma ci vorrà più del previsto affinché l’inflazione raggiunga livelli che sono vicini al 2%”.
Dal punto di vista macroeconomico la giornata è scarica di eventi di rilievo al netto dell’assegnazione del Nobel per l’economia e dell’asta di Bot a 12 mesi in Italia: il Tesoro ha collocato tutti i 7 miliardi di titoli con tassi in calo allo 0,023% dallo 0,028% della metà di settembre. Nel frattempo, i Btp rendono l’1,69% con lo spread a 108 punti base. L’Ocse ha tracciato un tasso di disoccupazione stabile al 6,8% ad agosto, confermando la discesa sotto il 12% per l’Italia, dove i senza lavoro sono all’11,9%. Dall’Inps sono arrivati i dati sui nuovi contratti: quelli stabili, tra gennaio e agosto, sono risultati 90mila in più.