Le sinergie provenienti dalla fusione tra Tim Brasil e Oi dovrebbero arrivare a quota sette miliardi di euro entro un massimo di cinque anni.
Stando ad alcuni organi di stampa che menzionano le stime degli analisti di Deutsche Bank, Morgan Stanley e Barclays, le cifre sarebbero queste. Al momento, sulla base di un’ipotesi a regime di risparmi a livello di opex del 4% e di capex del 10% gli analisti di Equita (buy e target price a 1,05 euro confermati sul titolo) hanno una stima più prudente.
Anche gli analisti di Berenberg sono più timorosi:
Una fusione per incorporazione di Tim Brasil e Oi senza premio e con le cessioni previste dall’antitrust, 50% di Oi mobile, e le dismissioni degli asset non-core, Portugal Telecom e Africatel, comporterebbe sinergie per 12,8 miliardi di real, pari a 4,025 miliardi di euro, senza alcun impatto sul debito del gruppo e senza la necessità di aumentare il capitale. Peraltro, la necessità di ricorrere a un aumento di capitalepotrebbe essere evitataattraverso la vendita degli asset non core di Oi, compresa Portugal Telecom, e il pacchetto d iclienti della telefonia mobile che dovrà essere venduto per le restrizioni Antitrust (2-3 miliardi di euro). Comunque Tim Partecipacoes, la holding quotata che controlla Tim Brasil, per chiudere l’aggregazione e avere una quota superiore al 51% del nuovo gruppo, dal 49% che avrebbe solo con un concambio di azioni, deve reperire un miliardo di euro cash.
Telecom Italia, la quale gestisce il 67% di Tim Partecipacoes, stando agli stessi organi di stampa, può finanziare l’operazione mediante la conversione delle azioni di risparmio e la riapertura di un bond convertibile principalmente nel caso in cui il merger con Oi coincidesse, come tempistica, con l’acquisizione della quota di controllo (53,8%) di Metroweb (il fondo F2i potrebbe decidere nei prossimi giorni sulla possibile vendita della sua partecipazione).