Tra gli operatori la notizia circola da molto tempo: la possibilità di avere l’anticipo del Tfr (il Trattamento di fine rapporto) in busta paga dovrà attendere un mese.
La colpa è da assegnare della lentezza burocratica e di un decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri che tarda ad arrivare. Tanto che, secondo i Consulenti del lavoro, per i lavoratori italiani non sarà possibile dal mese di marzo scegliere di liquidare il Tfr insieme allo stipendio.
La mancanza delle istruzioni operative, che dovevano emergere proprio dal Dpcm, cozza con la previsione della legge, secondo la quale il periodo oggetto di liquidazione è quello che va proprio da marzo 2015 a giugno 2018. L’Osservatorio della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, a questo punto, sintetizza: “Tutto rinviato al mese di aprile”. Sullo sfondo, per altro, resta la scarsa attrattività della norma, visto che il trattamento fiscale è peggiorativo rispetto alle agevolazioni garantite al Tfr (che in busta paga va a comporre il reddito normale e come tale da
“La categoria, infatti, assiste circa 1,5 milioni di imprese e gestisce circa otto milioni di rapporti di lavoro”, spiegano in una nota. “In questi giorni si stanno completando le operazioni di elaborazione delle buste paga dei dipendenti delle medie-grandi aziende, che pagano le retribuzioni entro il giorno 27 del mese. Si tratta del 60% circa dei rapporti di lavoro del settore privato. E nella prossima settimana cominceranno le elaborazioni che riguardano le micro-piccole aziende. Insomma, il processo mensile che porta alla gestione della busta paga si è messo in moto e non ci sono più spazi di recupero, perlomeno per il mese di marzo”.