Curarsi costa troppo e se all’estero si è trovato il modo di garantire delle prestazioni sanitarie, in parte rimborsate dal nostro sistema, ad un prezzo decisamente più abbordabile, questo non succede per tutte le cure sanitarie. Nel rapporto annuale dell’Istat se ne parla.
L’Istat fa una fotografia molto interessante del nostro Paese e tra le questione economiche più urgenti da risolvere c’è senz’altro l’accesso alle cure sanitarie. Abbiamo già fatto notare cosa è stato detto del mondo del lavoro. Riepiloghiamo brevemente tutto:
- il mondo del lavoro è accessibile soprattutto ai lavoratori più anziani,
- sono in aumento i nuclei famigliari in cui lavora soltanto la donna,
- sono in aumento i lavoratori irregolari.
> Il lavoro è una questione che riguarda gli anziani
Alcun soluzioni a questa situazione sono state bocciate perfino dai Vescovi che in Parlamento rifiutano il reddito minimo e lo stato assistenzialista. Non basta.
> La CEI torna a parlare di lavoro e stavolta al centro c’è il reddito minimo
Come reagiscono a questa situazione gli italiani? Con una serie di rinunce. La più importante ed allarmante è quella legata alle cure sanitarie. Riassume così l’Ansa:
Troppe differenze regionali nella sanità: complessivamente arriva a 9,5% la quota di persone costrette a rinunciare ad una prestazione sanitaria, percentuale che scende al 6,2% nel Nord-ovest e sale al 13,2% nel Mezzogiorno. E’ quanto si afferma nel rapporto annuale Istat per il 2015.
“Il grado di soddisfazione espresso dai cittadini per il Ssn, soprattutto per quanto riguarda l’accessibilità ai servizi, è più basso fra i residenti del Mezzogiorno, ad eccezione di alcune realtà della Puglia e della Sardegna, a conferma di una variabilità intra-regionale già evidenziata in precedenza”.
Questi squilibri, secondo l’Istat, possono essere alla base del deficit finanziario delle Regioni e della difficoltà delle stesse a garantire i livelli essenziali di assistenza, previsti dal titolo V della Costituzione e dal decreto legislativo sul federalismo fiscale. Un’altra componente dell’equità è l’accessibilità alle cure, valutata con la quota di persone che hanno rinunciato a una prestazione di cui aveva bisogno, un aspetto particolarmente critico nel Mezzogiorno ma anche in alcune aree del Centro-nord.