Ognuno di noi, nella vita, è chiamato a pagare delle tasse, sia imposte legate al reddito, sia imposte legate al consumo di luce, gas e così via. Le ricevute dei pagamenti devono essere conservate integre negli anni. Ecco una breve guida per fare ordine nei documenti.
Ogni tipo di pagamento ha un tempo entro il quale deve essere pagato e ha un tempo entro il quale conservare le ricevute di pagamento. Il rischio della cattiva conservazione dei documenti è nel dover pagare più di una volta la stessa imposta. Per vivere senza ansia è bene conoscere il tempo quando il credito cade in prescrizione, cioè bisogna sapere dopo quanto tempo il Fisco non può più chiedere il rendiconto dei pagamenti. I tempi della prescrizione sono fissati per legge.
> Conservare gli scontrini, ricevute e bollettini. Per quanto tempo?
Le bollette e le ricevute da conservare per 5 anni dalla data di scadenza o di pagamento (indicate tra parentesi) sono numerose:
- Bollette per consumo di acqua, luce, gas, telefono (dalla scadenza);
- Bollettino Ici/IMU (dall’anno successivo a quello di pagamento);
- Spese condominiali;
- Tassa nettezza urbana, ad esempio TARSU/TIA/TARES (5 anni dall’anno successivo a quello di pagamento);
- Affitto;
- Mutui (5 anni dalla scadenza della singola rata);
- Multe stradali.
Poi ci sono le scadenze fissate a 3 anni, vale a dire il bollo auto e le cambiali o le parcelle dei professionisti.
> Guida al redditometro: le ricevute da conservare
La dichiarazione dei redditi deve essere conservata per 4 anni a partire dall’anno successivo a quello della presentazione della dichiarazione. Se per esempio il contribuente ha chiesto un bonus per la ristrutturazione edilizia da rateizzare in 10 anni, allora dovrà conservare i documenti per i 10 anni più i 4 indicati, per cui dovrà conservare i documenti per 14 anni.