Continuano in questi giorni negli Stati Uniti le indagini sulla possibile formazione, nel lontano aprile 2010, di un cartello Apple, guidato e sottoscritto dal Steve Jobs, per tenere alto il mercato degli ebook in occasione del lancio del primo iPad. Sulla questione, venuta a galla già nel 2012, continua infatti ad indagare il Dipartimento di Giustizia statunitense (DoJ).
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Secondo gli inquirenti Jobs avrebbe cercato, ai danni di Amazon, a quel tempo leader di mercato nella vendita dei libri digitali, un accordo con cinque dei maggiori colossi editoriali americani, e cioè Harper Collins, Macmillan, Hachette, Penguin e Pearson, in modo da convincerli ad innalzare il prezzo di 9,99 dollari praticato dall’ Amazon Store.
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A quel tempo, infatti, Amazon riusciva a vendere le novità editoriali in formato digitale e in formato cartaceo, esattamente in contemporanea, oltretutto praticando per le prime un prezzo inferiore alle seconde – quello di 9,99 dollari appunto.
La giustizia americana accusa dunque Apple di aver manipolato ad arte il mercato, convincendo i cinque editori a sbarcare per primi sull’ iBookstore e tenendo alto il prezzo degli ebook. A testimonianza degli accordi con Jobs ci sarebbe anche una email chiarificatrice pubblicata dal New York Times. Ora, ad ogni modo, gli editori hanno già patteggiato, mentre Apple, che sostiene di non aver mai indotto accordi collettivi, si difenderà in tribunale.