Lo chiamano, per il momento, salario minimo oppure, in maniera un po’ più fiscale, strumento di sostegno al reddito. Ma il suo nome ufficiale sarà quello di SIA, ovvero Sostegno per l’Inclusione Attiva. Di che cosa si tratta? Si tratta di una nuova forma di sostegno sociale proposta dal gruppo di lavoro del Ministro Giovannini, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, che, attraverso l’introduzione di questa nuova misura ha intenzione di offrire un nuovo strumento nazionale per il contrasto della povertà.
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Povertà, che, in tempi di crisi, diventa un fenomeno noto a più ampi strati sociali. Per questo motivo il SIA non si configurerà, come sembra, come un classico sussidio finanziario fine a se stesso, ma prevederà anche la partecipazione attiva dei soggetti interessati, che saranno coinvolti nel processo di inclusione sociale attraverso il lavoro.
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Il SIA sarà quindi rivolta a tutti i cittadini italiani in difficoltà economiche che risiedono stabilmente all’interno del Paese da almeno due anni. A decretare l’inclusione o meno dei cittadini al beneficio del sostegno universale al reddito interverranno i valori Isee. Il SIA potrà essere visto anche come un programma di inclusione sociale e lavorativa concordato con i servizi sociali presenti sul territorio, che sovrintenderanno all’inserimento dei lavoratori in difficoltà. La gestione di questo sostegno sarà probabilmente affidata all’INPS, che lavorerà in contatto con altri enti pubblici, come i centri per l’impiego e i comuni.
Il Ministero del Lavoro ha previsto per questo strumento di sostegno sociale un costo complessivo di 7-8 miliardi di euro.