Sale in maniera esponenziale l’attesa per una riduzione dei tassi di interesse in Ungheria. Una previsione plausibile dopo che la banca centrale ha diminuito drasticamente le stime d’inflazione per l’anno in corso dal 2,5% di settembre allo 0,9%.
A novembre, i prezzi sono calati dello 0,7% su base annua. Siamo dinanzi a quello che è il sesto calo tendenziale negli ultimi 8 mesi, a riprova del fatto che l’economia ungherese potrebbe scivolare ben presto nella deflazione.
Allo stesso tempo, il fiorino ha lasciato sul terreno il 2,3% durante la scorsa settimana nonché il 5,8% contro l’euro dall’inizio dell’anno, sulla scia delle preoccupazioni di un contagio della crisi russa.
Ciò potrebbe mettere dei paletti alle azioni della banca centrale ungherese, dal momento che un taglio dei tassi indebolirebbe ancora di più il cambio con le altre valute di riferimento.
Tuttavia, il deprezzamento del fiorino non viene vissuto in maniera negativa presso Budapest, in quanto il governo spera così di ravvivare l’economia. D’altronde, lo stesso calo dei prezzi è dovuto al taglio delle tariffe energetiche deciso dal governo e dal crollo delle quotazioni del petrolio.
Le stime di Barclays:
I tassi saranno tagliati a partire dal mese di marzo e che entro la fine dell’anno scenderanno di 60 punti base all’1,5%. Uno scenario atteso anche dai mercati, se è vero che i rendimenti dei titoli a tre anni sono scesi in prossimità dei minimi storici. In realtà, la banca centrale si è impegnata a mantenere fermi i tassi per il prossimo anno, una decisione, spiegano gli analisti, che potrebbe essere rivista, se la deflazione dovesse attecchire e se la crescita dell’economia rallentasse oltre le previsioni.