Il 2013 si è concluso per UniCredit con una perdita netta record di 14 miliardi di euro (pari a $20.8 miliardi di dollari) rispetto all’utile di 865 milioni del 2012.
A pesare sono state le svalutazioni degli avviamenti (4,5 miliardi) e maggiori accantonamenti sui crediti (13 miliardi). Ricavi a 24 miliardi (-4,1% su base annuale), costi operativi a 14,8 miliardi (-0,1% su base annuale), Mol a 9,2 miliardi (-9,9% su base annuale).
Common Equity Tier 1 al 10,4% phased-in (9,4% anticipando pienamente gli effetti di Basilea 3), ”esclusa la necessita’ di un aumento di capitale”, spiega la nota della banca. In aumento il ”caha coverage ratio” salito al 52%, ”livello pre-crisi il piu’ elevato in Italia e in linea con i migliori in Europa”, spiega la nota. La Banca metterà in vendita la controllata Ucraina. “L’approccio all’investimento adottato nel Centro Est Europa si coniugherà con la costante razionalizzazione dei processi in tutte le aree geografiche”, si legge nella nota.
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Dopo la perdita record del 2013, per il 2014 UniCredit presume di concretizzare un utile netto di gruppo pari a circa 2 miliardi di euro. Il nuovo piano strategico 2013-2018 prevede un utile netto di 6,6 miliardi al 2018, con un Rote di gruppo del 13% e un Cet1 Ratio al 10%, “anticipando pienamente gli effetti di Basilea3”. La riorganizzazione della rete commerciale di Unicredit prevede il taglio di 8.500 dipendenti entro il 2018, di cui oltre 5700 in Italia, “consentendo risparmi per 300 milioni nel 2016 e 700 milioni su base ricorrente a partire dal 2018”.