In parte, i 150 milioni di bond Camfin convertibili in azioni Pirelli che tre anni fa fecero discutere e portarono alla rottura tra Marco Tronchetti Provera e la famiglia Malacalza erano custoditi anche nei depositi tedeschi di Unicredit, banca azionista di Camfin, creditrice di tutta la filiera che dalla holding arrivava alla Prelios.
Al tempo, Unicredit, tramite l’ad Federico Ghizzoni si era attivata più volte per sedare gli animi e mettere pace tra la famiglia Bobbio e Tronchetti.
La banca ha comunicato di aver venduto le obbligazioni convertibili in azioni Pirelli del 2012 per un valore nominale di 2,7 milioni a un controvalore complessivo di oltre 3,5 milioni di euro, con una plusvalenza di 800mila euro.
L’operazione – si legge in una nota – è avvenuta ieri “fuori mercato con controparte terza” e, in questo modo, nessuna delle società del gruppo bancario detiene più i bond convertibili Cam 2012, prestito emesso il 26 ottobre 2012. La vendita – spiega Unicredit – è collegata all’operazione ChemChina, vale a dire all’Opa totalitaria obbligatoria lanciata dalla holding Marco Polo Industrial su 364.328.141 azioni ordinarie Pirelli.
Ai tempi dell’operazione effettuata per non dover ricorrere a un aumento di capitale, l’emissione era andata a ruba, perché in uno scenario di tassi bassi, offriva un rendimento fisso del 5,6% ed era convertibile in azioni Pirelli con uno strike price molto interessante: tra cedola fissa e plusvalenza, il bond ha infatti reso il 16% all’anno.
A conti fatti Unicredit, liberandosi dei bond, ha realizzato una plusvalenza del 30,7%, che tenendo conto delle cedole incassate dal 2012 a oggi, porta la plusvalenza teorica al 46,7%. L’operazione è positiva per i soci di Unicredit, un po’ meno per i tanti clienti dell’istituto che nell’autunno 2012 si erano messi in fila per sottoscrivere l’obbligazione che la banca collocava, senza riuscire a rilevare i bond che erano andati a ruba .