L’Europarlamento ha approvato l’unione bancaria per gli stati dell’Ue, un meccanismo che dovrebbe evitare quanto accaduto tra il 2008 e il 2010 con la crisi dei derivati subprime degli Stati Uniti e che sarà gradualmente introdotto per entrare a pieno regimo solo nel 2014.
In pratica, con l’unione bancaria cambiano i principi di salvataggio delle banche: se fino adesso, infatti, in caso di crac di un istituto di credito era lo stato a pagare, da ora in poi lo faranno i privati che hanno degli investimenti o dei risparmi. Vediamo in che modo.
Come funziona l’unione bancaria
L’Ecofin ha stabilito che in caso di crac di una banca, gli investitori privati dovranno ‘pagare’ fino all’8% delle passività della banca stessa, e questo avverrà, in pratica, attraverso un prelievo sui loro conti o sui loro investimenti.
Cosa accadrà agli investitori
Per raggiungere l’8% delle passività, si andrà a pescare in primo luogo sulle azioni, poi si procederà con le obbligazioni “subordinate” (Lower Tier 2 e Upper Tier 2), successivamente si bruceranno le senior.
Cosa accadrà ai correntisti
Nel caso i prelievi dalle azioni e dalle obbligazioni non fossero sufficienti a raggiungere l’8%, si procederà al prelievo dai conti correnti, ma solo in caso di depositi superiori a 100.000 euro, dato che quelli inferiori sono per legge tutelati dalle banche.
Cosa potrebbe accadere in Italia
I correntisti italiani possono dormire sonni tranquilli. In Italia, infatti, secondo i dati della BCE, ci le obbligazioni coprono più del 20% delle passività delle banche, quindi, in teoria, queste sarebbero più che sufficienti a coprire l’eventuale crac bancario.