Le aziende americane hanno assunto con un andamento più elevato degli ultimi due anni tanto che il tasso di disoccupazione è sceso al 6,3%, stupendo in positivo le attese.
Le società hanno più fiducia nal fatto che l’economia statunitense è in ripresa dopo il rallentamento del primo trimestre. Il numero di posti creati, 288.000, è il più alto da gennaio 2012 e si confronta con i 203 mila creati in marzo. I mercati azionari hanno reagito bene, con i futures che hanno allargato i rialzi.
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“Il mercato del lavoro incomincia a ingranare in tutte le sue componenti – il motore non va molto veloce, ma tutti i pistoni si muovono”, dice Robert Stein, vice chief economist di First Trust Portfolios LP. Il numero dei disoccupati è sceso sotto la soglia di 10 milioni (a 9,8 milioni), con una diminuzione mensile di 733 mila unità, mentre i disoccupati di lungo periodo hanno avuto una flessione di 287 mila unità, andando a quota 3,5 milioni.
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“Il mercato sembra non avere più dubbi sulla prosecuzione della riduzione del QE nei prossimi mesi e si concentra ora sul possibile rialzo dei tassi di interesse. Rimane questo il vero obiettivo di politica monetaria, su cui agiscono, non solo i dati del lavoro, ma anche l’inflazione. Se i prezzi al consumo dovessero tornare ad avvicinarsi al 2%, la Fed non ci penserà due volte ad alzare i tassi d’interesse.
Dopo i dati il dollaro ha avuto forti acquisti. Più contrastati gli effetti sull’azionario, che in Europa per esempio non ha visto particolari effetti positivi, “dato che gli operatori potrebbero iniziare a temere un rialzo prematuro dei tassi di interesse”.