Cala nuovamente la disoccupazione negli Usa, malgrado deluda il ritmo di creazione di nuovi posti di lavoro creati nel comparto non agricolo. L’economia americana ha aggiunto 151mila nuovi addetti a gennaio.
Si tratta di una chiara decelarazione dai mesi precedenti data in particolare dalla performance dei settori dell’istruzione privata, dei trasporti e ai lavoratori temporanei. Gli analisti interpellati da Reuters si aspettavano 190 mila nuovi posti a gennaio con un tasso di disoccupazione – calcolo effettuato su differente base statistica – stabile al 5%. Invece, secondo il Dipartimento del Lavoro, la disoccupazione è scesa ai livelli minimi dal febbraio del 2008, quando Lehman Brothers non era ancora fallita, e precisamente al 4,9%. Cifre che hanno concesso a Barack Obama di celebrare l’economia Usa come “la più forte al mondo”, capace di creare “14 milioni di posti di lavoro negli ultimi sei anni”.
Quanto alla creazione di posti, è stato valutato al ribasso il dato di dicembre che passa da +292 mila a +262 mila unità e rivisto al rialzo dato di novembre, che passa da +252 mila a +280 mila unità. Le ore lavorate salgono dello 0,1% a 34,6 la settimana, toccando un picco pre-crisi. La partecipazione della forza lavoro resta piatta al 62,7%. Come annota a caldo Filippo Diodovich di Ig Markets è “ottimo il dato sull’andamento dei salari”, in crescita su base mensile dello 0,5%, e su base annuale del 2,5%. Le aspettative erano ben inferiori (rispettivamente +0,3% e +2,2%).
I disoccupati americani sono 7,8 milioni e con il tasso sotto il 5% si innesca una catena di dilemmi per la Federal Reserve. La Banca centrale Usa guarda infatti alla piena occupazione, che si trova appunto ai livelli attuali di tasso. Quando le persone lavorano, i salari salgono e questo potrebbe generare pressioni inflattive.