Il mercato del lavoro americano non va poi così bene come si suole far credere. Quello che non funziona è una mancata ridistribuzione della ricchezza.
A spiegarlo in maniera del tutto particolare sono professori dell’università californiana hanno utilizzato i “McSalari reali”, misurando lo stipendio con il numero di panini Big Mac che si possono acquistare. Un esercizio mutuato dal BigMac Index dell’Economist che misura il potere d’acquisto a livello globale in base al prezzo del popolare panino.
Secondo i risultati dello studio, il numero di panini che si possono acquistare col proprio stipendio è in continuo calo dall’inizio del millennio in tutto il mondo industrializzato: scendevano anche prima della crisi finanziaria e negli anni della grande crescita erano felici solo in pochi. Un dato che solleva un dilemma non indifferente, almeno negli Stati Uniti: se il mercato del lavoro davvero non è in grado di garantire salari sufficienti per vivere dignitosamente, il rischio è che la popolazione debba sempre più affidarsi all’assistenza pubblica. D’altra parte in una fase di stagnazione degli stipendi, saranno sempre più i cittadini che dovranno affidarsi alle cure dello Stato. Secondo il New York Times addirittura il 47% degli americani dipende dal sostegno del governo.
Il problema sarebbe nel fatto che la domanda per lavori più qualificati è cresciuta più velocemente dell’offerta: “Abbiamo passato gli ultimi 30 anni senza alzare il livello dell’educazione a quello della domanda di lavoro e così abbiamo un eccesso di lavoratori poco qualificati”, osserva David Autor, professore del Mit. Il problema non è solo questo, però: “Una volta – dice Lawrence Katz di Harvard – il potere dei salari aumentava con la crescita economica, adesso non è più così”.