La cedolare secca è un’imposta sostitutiva che viene applicata ad alcune tipologie di contratti di locazione che permette al locatario di pagare Irpef, addizionali regionale e comunale, imposta di registro (2% sul canone pattuito) e imposta di bollo in un’unica soluzione.
► Denunciare l’affitto in nero per pagare meno
È un’opzione che viene scelta da circa il 30% dei proprietari che affittano un immobile. Una percentuale alta che porta a pensare che sia un’opzione conveniente. È davvero così?
I vantaggi della cedolare secca
Per chi decide di dare un immobile in affitto con la cedolare secca uno dei principali vantaggi è la possibilità del pagamento dell’Irpef in misura ridotta. Con la legge Fornero sono state ridotte le agevolazioni per i locatari che, però, persistono per coloro che decidono di esercitare questa opzione.
In secondo luogo la scelta della cedolare secca non è definitiva. Infatti, questo regime agevolato, può essere revocato o dismesso o iniziato anche se il contratto di affitto è ancora in corso: basta attendere la scadenza dell’annualità e recarsi all’Agenzia delle Entrate con il Modello 69 in caso di subentro o uscita dal regime o con una domanda in carta semplice se si vuole dismettere la cedolare e scegliere un altro regime.
► Contratto di affitto – Clausola di cedolare secca
Gli svantaggi della cedolare secca
Anche se la cedolare secca è un regime agevolato, non dovrebbe essere esercitata dai proprietari di case che hanno accesso, per altri motivi, ad alti livelli di detraibilità sulle imposte, in quanto la sua scelta prevede la rinuncia alle altre detrazioni sull’immobile.
Inoltre, la cedolare secca non permette di effettuare modifiche al canone di locazione, se non alla scadenza del contratto stesso.