In Venezuela la crisi della valuta è sempre più grave. In un mese, stando alle fonti più accreditate, il bolivar ha perso il 19% sul mercato nero.
Il cross con il dollaro è di 1/128 bolivar alla frontiera colombiana. Il tasso di cambio ufficiale è stabile a 6,3, e mostra una distanza del 95% in confronto al dato precedente.
La velocizzazione della crisi si starebbe verificando in concomitanza con la ricezione delle gratifiche natalizie, che tradizionalmente i lavoratori ricevono qui a novembre e che prendono il nome di “aguinaldos”. Nello specifico, i venezuelani starebbero scambiando il bonus percepito con i dollari, in modo da tutelarsi con la più alta inflazione sul pianeta (63,4% su base annua in agosto) e con la più grave scarsità di beni che il paese abbia mai osservato. Sugli scaffali di negozi e supermercati mancherebbe un bene su tre, anche se la Banca Centrale del Venezuela non pubblica più dati a riguardo dall’inizio del 2014.
L’offerta di moneta è salita del 6,4% nella sola seconda settimana di novembre, quando sono stati emesse le gratifiche ai lavoratori, l’aumento più alto degli ultimi 5 anni. Questo il parere dei trader:
L’economia dovrebbe contrarsi quest’anno del 3%, mentre una settimana fa, il presidente Nicolas Maduro ha decretato un insieme di misure per cercare di sostenere la ripresa, anche se il provvedimento più rilevante è stato il prestito di 4 miliardi di dollari della Cina, che ha consentito al paese di accrescere per un pari importo le sue riserve, scese ai minimi degli ultimi 11 anni. Grazie al prestito, i bond sovrani e della compagnia petrolifera statale PDVSA hanno registrato un rally nelle sedute successive, allontanandosi i timori di un default imminente.