Da qualche anno, nella compravendita di un immobile, il valore è stato stabilito anche considerando la certificazione energetica dell’abitazione. Per troppo tempo, però, quello della certificazione energetica, è stato un business nelle mani dei certificatori. Adesso, invece, sembra che la legge ci abbia messo lo zampino.
► L’epilogo della cedolare secca
E’ stato dato il via alla vera certificazione energetica degli edifici, obbligatoria per legge e fondamentale sia per gli aspetti positivi, sia per gli aspetti negativi della normativa. La polarità dell’opinione dipende molto dall’interpretazione che si dà della legge.
Finora eravamo in una fase di test, tanto che in molti casi era possibile “andare avanti”, presentandosi al notaio, anche con un’autocertificazione sostitutiva. Il fatto è che non esisteva ancora un apparato sanzionatorio adeguato che stabilisse il giusto comportamento da tenere davanti alle case che non vanno oltre la certificazione della classe energetica G, la più bassa.
► Per l’immobiliare ripresa dal 2014
Bastava insomma un certificato, buono o cattivo che sia, per dare il via libera all’operazione d’acquisto o di vendita dell’immobile. Tutti questi artefici non sono più possibili dal 13 dicembre scorso, giorno della pubblicazione del decreto 290. Questo decreto, infatti, con le Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici rende più complesso l’affitto e la compravendita di un edificio. Ad oggi soltanto il 53% degli annunci di vendita e il 37% degli annunci d’affitto è in regola con la certificazione.