Matthias Müller, nuovo amministratore delegato di Volkswagen, deve ancora individuare i giusti manager per rifondare la casa, in prenda allo scandalo dieselgate.
Secondo quanto riporta il quotidiano tedesco Handelsblatt, la fascia manageriale immediatamente sotto il consiglio di amministrazione non ha un sufficiente numero di dirigenti abituati a pensare con la propria testa, come riferiscono persone vicine al nuovo Ceo. In precedenza, il pensiero indipendente non era stato incoraggiato dai vertici dell’azienda, che preferivano insegnare ai manager come eseguire gli ordini, piuttosto che fornire una critica costruttiva.
Ora Müller vuole affrontare la costruzione di una cultura della responsabilità condivisa, in cui i dipendenti sono invitati a dare il loro parere. Ha già iniziato a portare nuove persone all’interno dell’azienda, con l’assunzione di Christine Hohmann-Dennhardt, proveniente dalla Daimler, come responsabile della compliance aziendale e Thomas Sedran, ex amministratore delegato della divisione Opel di General Motors, per eseguire la strategia di gruppo di VW.
Entrambi sono esterni, il che è un segnale per l’attuale management VW, che finora si riteneva la crème de la crème del settore automobilistico. Lo scandalo delle emissioni, che potrebbe costare il fabbricante d’automobili fino a 40 miliardi di euro, ha smontato questa autostima. “Negli incontri si presentano per lo più tedeschi con i capelli grigi, che in molti casi non hanno mai lavorato in nessuna altra azienda al di fuori di VW” ha detto ad Handelsblatt un insider. Müller cerca ora executive donne, giovani e internazionali per rompere la rete degli old boys.
Un certo numero di importanti cariche sono vacanti: VW deve trovare un capo del Nord America che idealmente dovrebbe essere esperto nel trattare con le autorità e, preferibilmente, essere americano, secondo fonti aziendali riportate dal quotidiano tedesco. Il brand VW ha faticato a trovare la sua strada nel mercato statunitense, perché non ha finora compreso le esigenze dei clienti.