Sono ben undici milioni i veicoli Volkswagen truccati in giro per il mondo. Una cifra abnorme, più alta delle immatricolazioni di un anno della casa di Wolfsburg, che si prepara ad accantonare 6,5 miliardi di euro nel terzo trimestre per far fronte alle spese legate allo scandalo delle emissioni, dalle multe ai possibili richiami di vetture.
Le indicazioni arrivano da parte della stessa società, che “sta operando con la massima celerità per chiarire le irregolarità connesse uno specifico software utilizzato con i motori diesel. Non tolleriamo violazione delle leggi in alcun modo: tutti i veicoli Euro 6 e successivi sono a norma” (il comunicato ufficiale e le accuse degli Usa).
E a gettare nuova luce sullo scandalo che sta investendo la casa tedesca, la rivelazione di Die Welt che – citando un’interrogazione parlamentare dello scorso luglio – ricostruisce come il governo tedesco sapeva che alcune marche usavano un software per aggirare i controlli sulle emissioni. Ma in quel caso non venivano fatti nomi, non si parlava di marche né di modelli specifici.
Intanto, a seguito di questi costi inattesi, Volkswagen sarà costretta a rivedere le stime di utili per il 2015; parole che suonano minacciose per gli investitori, che tornano a punire il titolo con forti vendite dopo il tracollo di lunedì, che ha eroso quasi 15 miliardi di euro di capitalizzazione (la multa paventata è di 18 miliardi di dollari). Il ceo Martin Wikterkorn, secondo la stampa tedesca, potrebbe esser fatto fuori entro fine settimana. La notizia è stata però smentita. Lo stesso ad, in un videomessaggio, ha chiesto scusa per la “cattiva condotta”, promesso “franchezza e trasparenza massime” e domandato “fiducia per andare avanti”: “Sarebbe sbagliato se il terribile errore di pochi compromettesse il lavoro onesto di 600 mila persone”.