Continua inesorabilmente l’eccesso di domanda di oro in Cina, che è ormai giunta a livelli incredibili. E le Banche centrali occidentali non sanno più cosa fare per contrastare tale avidità, i cui effetti sono complessi.
Ad esempio le banche centrali sono state costrette a far scendere il prezzo del metallo prezioso ad aprile del 2013. Dopo l’esplosione della domanda cinese gli istituti centrali si sono trovati davanti a un bivio: danneggiare le banche o le valute.
La Fed mira a mantenere basso il più a lungo possibile il valore dell’oro, ma i suoi sforzi saranno inutili, stando a Alasdir Macleod, head of research di GoldMoney. In Asia, spiega Alasdir Macleod, ricercatore ed economista, la gente pensa in modo diverso. Per loro l’oro rappresenta l’unico asset a lungo termine che è giusto possedere. Rappresenta il fondo pensione delle famiglie. Soprattutto in India e in Cina, che con gli altri Stati dell’Asia sudorientale hanno una popolazione superiore a quella del resto del mondo.
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Che l’Occidente abbia torto o abbia ragione non interessa. La base è che ci sono 45 miliardi di persone in Asia che hanno una forma tradizionale di valutare l’oro e sono divenuti piuttosto benestanti negli ultimi 20 anni da poter influenzare i prezzi e il futuro dei mercati.
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America del Nord e Europa occidentale insieme rappresentano circa un quarto della popolazione dell’Asia sudorientale. “Non è una questione di economia austriaca o keynesiana: siamo semplicemente in minoranza”. Il loro criterio e i loro investimenti “contano più dei nostri”, spiega Macleod.