I trader ricorderanno il 6 maggio 2010. A Wall Street, l’indice Dow Jones cadde nel giro di un minuto. A farlo crollare fu un numero altissimo di ordini per cedere azioni.
Il crollo fu rinominato ‘flash crash’. Per un po’ i più esperti, dinanzi all’altissimo numero improvviso di vendite, pensarono di ritrovarsi davanti al crack del 1929 come in un dejavu.
Dopo un interminabile minuto, però, il Dow Jones della Borsa di New York risalì in fretta.
Ma cosa accadde veramente?
La storia rimase per molto tempo avvolta in un alone di mistero. Venne data la colpa ai computer e ai programmi. Gli algoritmi, responsabili della maggioranza delle contrattazioni in Borsa, avevano causato tutto questo?
Oggi si scopre che non è stato così: in mattinata, alcuni agenti di Scotland Yard hanno arrestato infatti un uomo di 36 anni ai sobborghi di Londra, con l’accusa di avere manipolato il mercato azionario in quella tremenda giornata del 6 maggio 2010 e probabilmente, in misura meno clamorosa, anche in tante altre occasioni. Si chiama Navinder Singh Sarao, è di origine indiana, di professione fa il broker o meglio faceva perché è stato incriminato per una lunga serie di reati dalla giustizia americana che ha inoltrato a quella britannica una richiesta di estradizione nei suoi confronti. Secondo le indiscrezioni riportate dal Financial Times, avrebbe guadagnato personalmente più di 40 milioni di dollari (35 milioni di euro) dalle sue truffe. Non è escluso che altri complici o clienti abbiano ricavato profitti anche maggiori.