Dopo un finale di 2014 scoppiettante, Wall Street fa registrare un pesante rosso in linea con l’andamento negativo degli altri listini principali.
Sulla borsa di New York hanno influito in maniera molto negativa i dati statunitensi pubblicati nel pomeriggio (indice Pmi servizi e Ism servizi di dicembre), inferiori alle aspettative degli analisti. Tuttavia al centro dell’attenzione si è posto ancora l’andamento del petrolio, che non ha arrestato la sua caduta (-3,5%) sfondando al ribasso anche quota 48 dollari al barile.
Per la precisione i future sul greggio Usa sono scesi in chiusura di 2,11 dollari (-4,2%) a 47,93 dollari al barile. Il brent invece ha ceduto 2,01 dollari (-3,8%) a 51,1 dollari al barile. Così a Wall Street a poco dalla chiusura l’indice Dow Jones e lo S&P scendevano circa dello 0,5% e il Nasdaq quasi dell’1%.
L’indice Dow Jones è sceso dell’1,86%, lo S&P 500 e il Nasdaq dell’1,57%.
Ieri, il greggio a New York ha chiuso in calo di 2,65 dollari a 50,04 dollari al barile. Si tratta dei minimi dell’aprile 2009. Durante la seduta il contratto a febbraio era sceso fino a 49,95 dollari al barile. A spingere le quotazioni al ribasso in particolare la decisione dell’Iraq di voler aumentare le esportazioni di greggio e il fatto che anche l’Arabia abbia tagliato i prezzi del petrolio venduto agli Stati Uniti per mettere fuori gioco i produttori americani di shale oil.
Nel frattempo il prezzo dell’oro è balzato al massimo da tre settimane, successivamente alle preoccupazioni per la situazione greca e del crollo del petrolio. La quotazione spot ha toccato quota 1.216,45 dollari l’oncia, dopo aver toccato un picco di 1.222,4 dollari, il massimo dal 15 dicembre.